Il conto è arrivato: la tragedia climatica nel Rio Grande do Sul

            Leonardo Boff

Interrompo la mia riflessione sui vettori dell’attuale crisi sistemica e sulle possibili vie d’uscita a causa della tragedia ambientale del Rio Grande do Sul. Le forti piogge e le catastrofiche inondazioni, con le acque che hanno invaso intere città, distruggendole in parte, costringendo centinaia di famiglie a lasciare la loro casa, provocando migliaia di sfollati, dispersi e morti, ci devono far riflettere.

Esprimiamo innanzitutto la nostra profonda solidarietà alle persone colpite da questa calamità di proporzioni bibliche; esprimiamo la nostra compassione perché, come insegnava San Tommaso nella Somma Teologica, «di per sé la compassione è la più grande delle virtù, perché appartiene alla compassione che uno si doni all’altro e, per di più, vada incontro alla debolezza dell’altro». Tutto il Paese si è mobilitato. Il popolo brasiliano ha mostrato il meglio di sé, la sua capacità di solidarietà e la sua disponibilità ad aiutare, al di là dei malvagi che sfruttano le disgrazie per i propri fini e attraverso menzogne e calunnie.

Sarebbe sbagliato pensare che si tratti di una semplice catastrofe naturale solo perché fenomeni simili si verificano di tanto in tanto. Questa volta, la natura della tragedia ha un’origine diversa. Ha a che fare con la nuova fase in cui è entrato il pianeta Terra: l’avvio di un nuovo stadio caratterizzato da un aumento del riscaldamento globale. Tutto di origine antropica, cioè prodotto dall’essere umano, ma più precisamente dal capitalismo anglosassone devastatore degli equilibri naturali.

Ci sono negazionisti in tutti gli ambiti, soprattutto tra gli amministratori delegati delle grandi aziende e tra coloro che si sentono a proprio agio nella loro posizione di privilegio. Ma la valanga di sconvolgimenti climatici, l’irruzione di eventi estremi, le ondate di calore intenso e di gravi siccità, i grandi incendi, i tornado e le terribili alluvioni sono fenomeni innegabili che investono anche i più recalcitranti, pure loro costretti a riflettere.

Considerando la storia del pianeta, che esiste già da oltre 4 miliardi di anni, constatiamo che il riscaldamento globale è parte dell’evoluzione e della dinamica dell’universo, il quale è sempre in movimento adattandosi ai cambiamenti energetici che si verificano durante il processo cosmogenico. Così, il pianeta Terra ha vissuto molte fasi, alcune di freddo estremo e altre di caldo estremo come avvenuto 14 milioni di anni fa. In questo periodo di estremo calore, l’essere umano non esisteva ancora, essendo comparso in Africa solo 7-8 milioni di anni fa, mentre l’attuale Homo sapiens solo 200.000 anni fa.

Gli stessi esseri umani hanno attraversato varie fasi nel loro dialogo con la natura: inizialmente predominava un’interazione pacifica con essa; poi si è passati a intervenire attivamente sui suoi ritmi, deviando i corsi dei fiumi per l’irrigazione e tagliando territori per le strade; infine si è proceduto a una vera  aggressione della natura, esattamente a partire dal processo industrialista che ha sfruttato le risorse naturali per la ricchezza di pochi a scapito della povertà delle grandi maggioranze: un’aggressione che attraverso tecnologie estremamente efficienti ha condotto a una vera distruzione della natura, alla devastazione di interi ecosistemi, attraverso la deforestazione per la produzione di materie prime, l’uso improprio del suolo a causa dei pesticidi, la contaminazione dell’acqua e dell’aria. Siamo nel bel mezzo di una fase di distruzione delle basi naturali che sostengono la nostra vita. Chiamiamola con il suo nome: il modello di produzione/devastazione del sistema capitalista anglosassone oggi globalizzato, con il suo mantra la massimizzazione del profitto attraverso lo sfruttamento eccessivo dei beni e dei servizi naturali, in un quadro di spietata concorrenza senza alcun accenno di collaborazione.

Questo processo ha avuto un costo pesante, che non è stato nemmeno preso in considerazione dagli operatori di tale sistema. I danni naturali e sociali erano considerati un effetto collaterale che non rientrava nei conti delle imprese. Spettava allo Stato, non a loro, occuparsi di questi tassi di iniquità.

La Terra vivente ha cominciato a reagire inviando virus, batteri, malattie di ogni tipo, tifoni, tempeste rovinose e un aumento della sua temperatura naturale. È entrata in ebollizione. Abbiamo imboccato una strada senza ritorno. Si tratta dei gas serra: CO2, metano (28 volte più dannoso della CO2), protossido di azoto e zolfo, tra altri. 40,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica sono state rilasciate nell’atmosfera solo nel 2023, secondo il rapporto della COP 28 svoltasi a Dubai.

Diamo un’occhiata ai livelli di crescita di questo gas: nel 1950 le emissioni erano pari a 6 miliardi di tonnellate; nel 2000 a 25 miliardi; nel 2015 sono salite a 35,6 miliardi; nel 2022 a 37,5 miliardi e infine nel 2023, come abbiamo detto, a 40,9 miliardi di tonnellate. Questo volume di gas funziona come una serra, impedendo ai raggi del sole di ritornare nell’universo e così creando uno strato caldo che provoca il riscaldamento dell’intero pianeta. Senza contare che l’anidride carbonica (CO2) rimane nell’atmosfera per circa 100-110 anni.

Come può la Terra digerire un tale inquinamento? L’accordo di Parigi della COP 2015 aveva stabilito delle quote per la riduzione di questi gas attraverso la creazione di energie alternative (eolica, solare, mareomotrice). Non è stato fatto nulla di concreto. Ora è arrivato il conto da pagare per tutta l’umanità: un riscaldamento irreversibile che renderà inabitabili alcune regioni del pianeta in Africa, Asia e anche tra di noi.

Quello a cui stiamo assistendo nel Rio Grande do Sul è solo l’inizio di un processo che, se manteniamo l’attuale tipo di civiltà distruttrice della natura, non potrà che peggiorare. Gli stessi climatologi hanno lanciato l’allarme: la scienza e la tecnologia si sono svegliate troppo tardi rispetto al cambiamento climatico. Ora non si può più evitarlo, si può solo avvisare dell’arrivo di eventi estremi e mitigarne gli effetti dannosi.

La Terra e l’umanità dovranno adattarsi a questo cambiamento climatico. Anziani, bambini e molti organismi viventi avranno difficoltà ad adattarsi e andranno incontro a grandi sofferenze, persino alla morte. La Madre Terra vivrà d’ora in poi trasformazioni mai viste prima. Alcune di esse potrebbero decimare la vita di migliaia di persone. Se non facciamo attenzione, l’intero pianeta potrebbe diventare ostile alla vita della natura e alla nostra vita. Alla fine, potremmo persino scomparire. Sarebbe il prezzo della nostra irresponsabilità, disumanità e negligenza nei confronti della natura che ci dà tutto per vivere. Non riusciremo a pagare il conto.

Tradução: Claudia Fanti

Carta aos negacionistas: comprem um seguro de vida

Jamil Chade

Jamil Chade é um dos mais competentes jornalistas brasileiros. Reside em Genebra de onde cobre as políticas de diversos países, a nossa e em geral a geopolítica entre os três grandes países com armas de destruição em massa: USA,Rússia e China que disputam  a hegemonia no mundo. Esta disputa pode terminar numa guerra nuclear, perigosa para o futuro da humanidade. Publico esta conclamação de Jamil Chade face à gravidade da mudança climática que já se impôs e pode provocar eventos dramáticos como as enchentes no Rio Grande do Sul. Este evento extremo obriga os negacionistas da mudança climática a abandonarem seus preconceitos e falsas alegações (é coisa de comunistas).Esse fato como tantos outros no mudo, particularmente, a pouco noticiada frequência de grandes queimadas no Canadá, na Amazônia,no Pantanel  e em outros lugares no mundo nos alertam sobre as ameaças que pesam sobre a nossa Casa Comum e o futuro da vida nela:Lboff

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Coube à nossa geração viver uma encruzilhada existencial: ou mudamos a forma de nos relacionar e habitar o planeta, ou simplesmente esse planeta será inabitável para nós.

As cenas que estamos testemunhando no Rio Grande do Sul são exemplos de uma realidade que não vai desaparecer e que, a cada ano, se repete de forma cada vez mais intensa pelo mundo.

Todos os dados mostram isso. Seja aqui nos Alpes, onde moro, na África, nas florestas do Canadá e em tantos outros lugares.

Vocês nunca acreditaram que a água iria subir, que o calor seria insuportável, que a produção agrícola sofreria. Pois bem: essa realidade definirá sua existência.

A questão ambiental não é uma ideologia. É um fato. E ele é dramático.

John Maynard Keynes já dizia que aqueles que acreditam estar isentos de qualquer influência intelectual estão, frequentemente, escravizados por algum economista morto. Eu iria além: por algum ideólogo defunto.

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Vimos alguns de seus líderes acusar uma jovem que reivindicava um novo mundo de “pirralha”. Vimos um ex-chefe da diplomacia que denunciava como esses estudantes eram “zumbis” que serviam ao globalismo e outros ismos que ele mesmo não sabe definir.

Tenho a impressão de que alguns desses líderes de fato sabem que a transformação é uma realidade. Mas não podem admitir. Caso contrário, teriam de reconhecer que o próprio sistema está falido. E, caso optem por esse caminho, terão de desmontar as bases sobre as quais seu poder é estabelecido.

No Congresso Brasileiro, seus representantes têm em suas mãos decisões que serão fundamentais para definir qual a direção que o Brasil e o planeta tomarão. Dependendo da decisão que tomem, estarão ajudando a vida humana na terra a ser ainda mais difícil.

Nas prefeituras espalhadas pelo país, seus representantes não têm mais escolha: ou atuam para preparar suas comunidades ou serão varridos pelo óbvio. Hoje, um político que optar por negar a revolução climática não está apenas cometendo uma insensatez. Trata-se de um crime.

Estamos vivendo uma verdadeira transição a uma sociedade moldada por limites ecológicos. A era do mundo infinito acabou.

Há poucos dias, escutei uma história reveladora. Um produtor rural no Sul do país — negacionista — insistia que essa história de mudanças climáticas era coisa de comunista. Mas, sem contar a seus parceiros, aumentou o seguro de sua produção. Não aguentava mais perder dinheiro diante dos eventos climáticos extremos que sua região vive.

Sugiro ir além: comprem também um seguro de vida. Negar o óbvio não será suficiente para sobreviver.

Saudações democráticas

Jamil Chade

Fonte: noticias.uol.com.br  do dia 12/5/2024.

 Llegó la factura: la tragedia climática en Río Grande del Sur-Brasil

Leonardo Boff*

Interrumpo mi reflexión sobre los vectores de la crisis sistémica actual y las eventuales salidas de la crisis, debido a la tragedia ambiental ocurrida en Río Grande del Sur. Las intensas lluvias y las catastróficas inundaciones, con las aguas invadiendo ciudades  enteras, destruyéndolas en parte, desplazando a centenares de familias, causando miles de desplazados o de desaparecidos y muertos, nos hacen pensar.

Ante todo nuestra profunda solidaridad con las poblaciones alcanzadas por esta calamidad de proporciones bíblicas. Les expresamos nuestra com-pasión, pues como enseñaba Santo Tomás en la Suma Teológica “la compasión en sí es la virtud mayor. Pues hace parte de la compasión derramarse sobre los otros – y lo que es aún más– ayudar en la flaqueza y el dolor de los otros”. Todo el país se movilizó. El pueblo brasilero mostró lo mejor de sí, su capacidad de solidaridad y disposición de ayuda, a pesar de los malvados que explotan la desgracia para fines particulares y mediante mentiras y calumnias.

Sería erróneo pensar que solo se trata de una catástrofe natural, dado que cada cierto tiempo ocurren fenómenos semejantes. Esta vez la naturaleza de la tragedia tiene otro origen. Tiene que ver con la nueva fase en la que ha entrado el planeta Tierra: el establecimiento de una nueva etapa, caracterizada por el aumento del calentamiento global. Todo esto es de origen antropogénico, es decir, producido por los seres humanos y más específicamente por el capitalismo anglo-sajón, devastador de los equilibrios naturales.

Hay negacionistas en todas las esferas, especialmente entre los CEOS de las grandes empresas y en aquellos que se sienten bien en una posición de privilegio, asentados sobre una situación de confort. Pero la avalancha de trastornos en los climas, la irrupción de eventos extremos, las oleadas de calor intenso y de sequías severas, los grandes incendios, los tornados y la inundaciones pavorosas constituyen fenómenos innegables. Está tocando la piel de los más resistentes. Ellos también han comenzado a pensar.

Considerando la historia del planeta, que existe ya desde hace más de 4 mil millones de años, constatamos que el calentamiento global participa de la evolución y del dinamismo del universo; este está siempre en movimiento y adaptándose a las circunvoluciones energéticas que vienen sucediendo a lo largo del proceso cosmogénico. Así el planeta Tierra conoció muchas fases, algunas de frío extremo, otras de extremo calor como hace 14 millones de años. En esta época de calor extremo todavía no existía el ser humano que solamente irrumpió en África hace 7-8 millones de años y el homo sapiens actual hace solo 200 mil años.

El propio ser humano pasó por varias etapas en su diálogo con la naturaleza: inicialmente predominaba una interacción pacífica con ella; luego pasó a una intervención activa en sus ritmos, desviando cursos de ríos para la irrigación, cortando territorios para carreteras; después pasó a una verdadera agresión a la naturaleza, precisamente a partir del proceso industrialista que se aprovechó de los recursos naturales para la riqueza de algunos a costa de la pobreza de las grandes mayorías; esta agresión ha conducido, mediante tecnologías eficientes, a una verdadera destrucción de la naturaleza, al devastar ecosistemas enteros por la deforestación, en función de la producción de commodities, por el mal uso del suelo impregnándolo de agrotóxicos, contaminando las aguas y los aires. Estamos en plena fase de destrucción de las bases naturales que sustentan nuestra vida. Digamos el nombre: es el modo de producción/devastación del sistema capitalista anglosajón hoy globalizado, con sus mantras: maximización del lucro a través de la superexplotación de los bienes y servicios naturales, en el marco de una feroz competición sin el más mínimo atisbo de colaboración.

Este proceso ha tenido un gran coste, que ni siquiera ha sido tenido en cuenta por los operadores de este sistema. Los daños naturales y sociales han sido considerados como efectos colaterales que no entraban en la contabilidad de las empresas. Al estado y no a ellos cabía enfrentar tales tasas de iniquidad.

La Tierra viva empezó a reaccionar enviando virus, bacterias, todo tipo de enfermedades, huracanes, fuertes tempestades y finalmente un aumento de su temperatura natural, que ha entrado en ebullición. Hemos iniciamos un camino sin vuelta. Son los gases de efecto invernadero: el CO2, el metano (28 veces más dañino que el CO2), el óxido nitroso y el azufre, entre otros. Sólo en 2023 fueron lanzados a la atmósfera 40,8 millones de toneladas de dióxido de carbono, según consta en el informe de la COP 28, realizada en el Cairo.

Veamos los niveles de crecimiento de ese gas: en 1950 las emisiones eran de 6 mil millones de toneladas; en 2000 ya eran 25 mil millones; en 2015 subieron a 35.600 millones; en 2022 fueron 37.500 millones y finalmente en 2023, como referimos, fueron 40.900 millones de toneladas anuales. Ese volumen de gases funciona como una estufa, impidiendo que los rayos del sol retornen al universo, creando una capa caliente que ocasiona el calentamiento de todo el planeta. Hay que añadir que el dióxido de carbono, CO2, permanece en la atmósfera cerca de 100 a 110 años.

¿Cómo puede la Tierra digerir semejante contaminación? El acuerdo de París en la COP de 2015 establecía cotas de reducción de esos gases con la creación de energías alternativas (eólica, solar, de las mareas). Nada sustancial se ha hecho. Ahora ha llegado la factura a ser pagada por toda la humanidad: un calentamiento irreversible que volverá inhabitables algunas regiones del planeta en África, en Asia y también entre nosotros.

Lo que estamos presenciando en Río Grande del Sur es solo el comienzo de un proceso que, al mantenerse el tipo actual de civilización dilapidadora de la naturaleza, tiende a empeorar. Los propios climatólogos alertan: la ciencia y la técnica han despertado demasiado tarde ante este cambio climático. Ahora no podrán evitarlo, solo advertir la llegada de eventos extremos y mitigar sus efectos dañinos.

Tierra y Humanidad deberán adaptarse a este cambio climático. Los mayores y los niños así como muchos organismos vivos tendrán dificultad para hacerlo, van a sufrir mucho y tal vez morir. La Madre Tierra de aquí en adelante conocerá transformaciones nunca antes habidas. Algunas podrán destruir las vidas de miles de personas. Si no lo cuidamos, el planeta entero podrá volverse hostil a la vida de la naturaleza y a nuestra vida. Al final, podríamos hasta desaparecer. Sería el precio de nuestra irresponsabilidad, inhumanidad y descuido de la naturaleza que nos da todo para vivir. No hemos conseguido pagar la factura.

*Leonardo Boff ha escrito Cómo cuidar de la Casa Común: cómo aplazar el fin del mundo, Vozes 2024; El doloroso parto de la Madre Tierra, Vozes 2021; La búsqueda de la justa medida: cómo equilibrar el planeta Tierra, Vozes 2021.

Traducción de MªJosé Gavito Milano

A conta chegou: a tragédia climática no Rio Grande do Sul

Leonardo Boff

Interrompo minha reflexão sobre os vetores da crise sistêmica atual e as eventuais saídas da crise, em razão da tragédia ambiental ocorrida no Rio Grande do Sul. As intensas chuvas e as catastróficas enchentes, com as águas invadindo cidades  inteiras, destruindo-as em parte, deslocando centenas de famílias, causando milhares de refugiados ou de desaparecidos e mortos, nos fazem pensar.

Antes de mais nada nossa profunda solidariedade às populações atingidas por esta calamidade de proporções bíblicas.Expressamos nossa com-paixão,pois como ensinava Santo Tomás na Suma Teológica “a compaixão em si é a virtude maior. Pois faz parte da compaixão derramar-se sobre os outros – e o que é mais ainda-  ajudar a fraqueza e a dor dos outros”. Todo o país se mobilizou. O povo brasileiro mostrou o melhor de si, sua capacidade de solidariedade e disposição de ajuda, a despeito dos perversos que exploram a desgraça para fins particulares e por mentiras e calúnias.

Seria errôneo pensar que se trata apenas de uma catástrofe natural, pois de tempos em tempos ocorrem fenômenos semelhantes. Desta vez a natureza da tragédia possui outra origem. Temos a ver com a nova fase em que entrou o planeta Terra:a instalação de um novo estágio, caracterizado pelo aumento do aquecimento global. Tudo isso de origem antropogênica, quer dizer, produzida pelos seres humanos mas mais especificamente pelo capitalismo anglo-saxão,devastador dos equilíbrios naturais.

Há negacionistas em todos as esferas, especialmente entre os CEOS das grandes empresas e naqueles que se sentem bem na situação de privilégio, assentados sobre uma situação de conforto. Mas a avalanche de transtornos nos climas, a irrupção de eventos extremos, as ondas de calor intenso e de secas severas, os grandes incêndios, os tornados e as enchentes apavorantes, constituem fenômenos inegáveis. Está tocando a pele dos mais resistentes. Começaram também eles a pensar.

Considerando a história do planeta que já existe há mais de 4 bilhões de anos, constatamos que  aquecimento global participa da evolução e do dinamismo do universo;  este está sempre em movimento e se adaptando às circunvoluções energéticas que ocorrem no decorrer do processo cosmogênico. Assim o planeta Terra conheceu muitas fases, algumas de extremo frio, outras de extremo calor como há 14 milhões de anos. Nesta época de calor extremos não existia ainda o ser humano que somente irrompeu na África há 7-8 milhões de anos e o homo sapiens atual há apenas 200 mil anos.

 O próprio ser humano percorreu várias etapas em seu diálogo com a natureza: inicialmente predominava uma interação pacífica com ela; depois passou a uma intervenção ativa nos seus ritmos, desviando cursos de rios para a irrigação, cortando territórios para estradas; passou para uma verdadeira agressão da natureza, precisamente a partir do processo industrialista que se aproveitou dos recursos naturais para a riqueza de alguns à custa da pobreza das grandes maiorias; esta agressão foi levada por tecnologias eficientes a uma verdadeira destruição da natureza, ao devastar inteiros ecossistemas, pelo desflorestamento em função da produção de commodities, pelo mau uso do solo impregnando-o de agrotóxicos, contaminando as águas e os ares.Estamos em plena fase de destruição das bases naturais que sustentam nossa vida. Digamos o nome: é o modo de produção/devastação do sistema capitalista anglo-saxão hoje globalizado, com seus mantras: maximização do lucro através da superexploração dos bens e serviços naturais, no quadro de severa competição sem qualquer laivo de colaboração.

Este processo teve um pesado custo, sequer tomado em conta pelos  operadores deste sistema. Os danos naturais e sociais  eram considerados como efeitos colaterais que não entravam na contabilidade das empresas. Ao estado e não a eles cabia enfrentar tais taxas de iniquidade.

A Terra viva começou a reagir enviando vírus, bactérias, todo tipo de doenças, tufões, tempestades rigorosas e por fim um aumento de sua temperatura natural. Ela entrou em ebulição. Iniciamos um caminho sem volta. São os gazes de efeito estufa:o CO2, o metano (28 vezes mais danoso que o CO2), o óxido nitroso e o enxofre entre outros.Só em 2023 foram lançados na atmosfera 40,8 milhões de toneladas de dióxido de carbono, com consta no relatório da COP 28, realizada no Cairo.

Vejamos os níveis de crescimento desse gás: em 1950 as emissões eram de  6 bilhões de toneladas; em 2000 já eram 25 bilhões;em 2015 subiu para 35,6 bilhões; em 2022 foram 37,5 bilhões e finalmente em 2023,como referimos, foram 40,9 bilhões de toneladas anuais.Esse volume de gazes funciona como uma estufa, impedindo que os raios do sol retornem para o universo, criando uma capa quente, ocasionando o aquecimento do inteiro planeta. Acresce dizer que o dióxido de carbono,CO2, permanece na atmosfera por cerca de 100 a 110 anos.

Como a Terra pode digerir semelhante poluição? O acordo de Paris na COP de 2015 estabelecia cotas de redução desses gazes com  a criação de energias alternativas (eólica, solar, das marés). Nada de substancial foi feito. Agora chegou a conta a ser paga por toda a humanidade: um aquecimento irreversível que tornará algumas regiões do planeta na África, na Ásia e também entre nós, inabitáveis.

O que estamos assistindo no Rio Grande do Sul é apenas o começo de um processo que, mantido o tipo atual de civilização dilapidadora da natureza, tende a piorar. Os próprios climatólogos alertam: a ciência e a técnica despertaram tarde demais para essa mudança climática. Agora não poderão evitá-la, apenas advertir da chegada de eventos extremos e de  mitigar seus efeitos danosos.

Terra e Humanidade deverão adaptar-se a essa mudança climática. Idosos e crianças e muitos organismos vivos terão dificuldade de adaptação e irão sofrer muito e até morrer. A Mãe Terra daqui por diante conhecerá transformações nunca dantes havidas. Algumas podem dizimar as vidas de milhares de pessoas. Se não cuidarmos, o planeta inteiro poderá ser hostil à vida da natureza e à nossa vida. No seu termo, poderemos até desaparecer. Seria o preço de nossa irresponsabilidade, desumanidade e descuido da natureza que  tudo nos dá para viver.Não conseguimos pagar a conta.

Leonardo Boff escreveu Como cuidar da Casa Comum: como protelar o fim do mundo, Vozes 2024; O doloroso parto da Mãe Terra, Vozes 2021; A busca da justa medida: como equilibrar o planeta Terra,  Vozes 2021.