Il tribunale della coscienza e la corruzione

 

Il corrotto ama l’oscurità e ha in abominio la luce. Egli sa quanto sia riprovevole ciò che pratica. È a questo punto che entra in azione la coscienza.

Sono state fatte innumerevoli interpretazioni del fatto della coscienza. Hanno tentato di derivarla dalla società, dai super-ego delle tradizioni e dalle religioni, dal risentimento davanti ai forti e altri tentativi ancora. I manuali di etica riferiscono  infinite discussioni sulla origine, natura e statuto della coscienza. Tuttavia per quanto si tenti di farne un sottoprodotto di altre realtà, essa rimane istanza irriducibile e ultima.

Essa possiede la natura di una voce interiore che non può essere messa a tacere. Un esempio: nel 310, l’imperatore romano Massimiano ordinò la decimazione di un plotone di soldati cristiani perché, dopo la battaglia, non si erano prestati a sgozzare degli innocenti. Prima che avvenisse l’esecuzione, lasciarono una lettera per l’imperatore: «Siamo tuoi soldati e abbiamo le armi in mano. Tuttavia, noi preferiamo morire piuttosto che uccidere innocenti e poi dover convivere con la voce della coscienza ad accusarci» (Passio Agaunensium).

Il  3 febbraio 1944 scrive un altro soldato, tedesco e cristiano, ai suoi genitori: «Sono stato condannato a

morte perché mi sono rifiutato di fucilare prigionieri russi indifesi. Preferisco morire piuttosto che portarmi dietro tutta la vita la coscienza carica del sangue di innocenti. Siete stata voi, madre mia, che mi avete insegnato a seguire sempre prima di tutto la voce della coscienza e soltanto dopo gli ordini degli uomini» (Letzte Briefe zum Tode Veruteilter).

Quale potere possiede questa voce interiore al punto di vincere la paura naturale di morire e accettare di essere ucciso? Essa ammonisce, giudica, premia e castiga. A ragione Socrate e Seneca testimoniavano che la coscienza è “Dio dentro di te, insieme a te, con te”. Kant, il grande maestro del pensiero etico, diceva che “La coscienza è un tribunale interno davanti al quale pensieri e atti sono giudicati inappellabilmente”. È  stato questo grande filosofo a introdurre una chiara distinzione tra prezzo e dignità. Ciò che ha prezzo può essere sostituito con qualche cosa di equivalente; tuttavia esiste una istanza in noi che sta al di sopra del prezzo e che, per questo, non ammette nulla che possa sostituirla: questa è la dignità umana”, fondata sulla consapevolezza che l’essere umano è un ‘fine’ in se stesso e che non può mai servire da mezzo per qualunque altra cosa”.

Il cattivo e il corrotto si nascondono senza che nessuno li cerchi e fuggono senza che nessuno li insegua. Da dove gli vengono questa paura e questo timore? Chi è costei che vede i soldi nascosti e per i quali non esistono casseforti segrete né codici per aprirle? Per lei non ci sono segreti tra quattro pareti di un palazzo o in una oscura stanza di albergo. Il corrotto sa e sente che la coscienza è maggiore di lui stesso e lui non ha potere su di essa. Non l’ha fatta lui. Né può distruggerla. Lui può disobbedire ai suoi imperativi. Negarla. Violentarla. Ma ciò che non può è metterla a tacere.

Perché siamo interessati a conoscere i tormenti che la cattiva coscienza infligge al cuore e alla mente di quel corrotto che ha sviato i soldi pubblici, che si è appropriato dei risparmi dei lavoratori e degli anziani e che, sfrontato, ha dovuto inventare bugie su bugie per nascondere le sue malefatte. Ma non c’è nulla di nascosto che un giorno non sarà rivelato. Anche se assolto in un tribunale, perché ha contrattato avvocati abili a tessere racconti così logici che possono coprire i suoi delitti e convincere i magistrati, lui non riesce a sfuggire al tribunale interiore che lo condanna. Una voce lo perseguita, che vada pure dove gli pare, accusandolo di essere indegno di se stesso, incapace di guardare con occhi limpidi la moglie e i figli e conversare con cuore aperto con gli amici. Un’ombra la accompagna e gli ruba l’irradiazione che nasce dalla bontà originaria di una coscienza serena e felice. La vita lo maledice perché ha tradito la verità, ha violato la sua dignità e si è fatto spregevole davanti alla sua stessa coscienza.

Traduzione di Romano Barbaglia

Um comentário sobre “Il tribunale della coscienza e la corruzione

  1. A idéia do imperativo categórico- pode até ser – mas não deve…essa possibilidade posta no horizonte das ações humanas – porque o soldado vai matar pessoas inocentes? Mas se ele foi treinado para isso… possivelmente é o que poderá vir a fazer; por que um político foi eleito num partido…? Para ajudar no sentido de que suas propostas partidárias se concretizem; porque usará de compra de votos para aprovar seus projetos? Poderá acontecer , de alguns votos necessários pedirem essa forma de compenssassão em troca… para “ajudarem” na votação… mas não devem fazê-lo…Ou ainda – o lívre arbítreo das escolhas humanas… O mais que se tente regrar tudo isso entrando no cérebro humano, na alma humana, no coração humano, parece resultar em vão- ali adiante ele dá a mão ao que o corrompe e fazendo as pazes – continua o circulo interminavel de busca de saída para o jogo continuar… Pois se é preciso – tambem pela voz da consciencia – perdoar o deslize, a fraqueza alheia, como vou impedi-lo de viver e que poderei fazer se voltar a delinquir? não deverá delinquir mas poderá vir a faze-lo…

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